La villa romana risale al periodo augusteo (I secolo a.c. – I secolo d.c.) e si ritiene occupata fino all’età tardo imperiale (IV–V secolo d.c.), uno degli esempi meglio conservati delle grandiose ville patrizie che dovevano susseguirsi lungo il litorale a nord di Roma. Sembra sia appartenuta a Gneo Pompeo Magno (106-48 a.c.), tanto che le rovine vengono chiamate anche La villa di Pompeo. La villa è stata solo parzialmente riportata alla luce, è collocata sulla sommità di un lieve promontorio naturale di arenaria e la sua estensione misura circa 2 ettari. Della villa rimangono i portici con i basamenti delle colonne in mattoni rivestite di stucco bianco ed alcuni ambienti con le pareti rivestite da intonaci decorati.
Poco discosta c’è una torretta di postazione tedesca della seconda guerra mondiale costruita con cemento e con i resti stessi della villa.
In un’area della villa, ricca di marmi, era posta una statua bifronte, detta Erma di Marina di San Nicola, che attualmente è conservata al Museo nazionale etrusco di Villa Giulia a Roma. Realizzata nel II secolo d.c., la statua ritrae Giano Bifronte.
La spiaggia ai piedi della modesta altura dove sorge la villa è quasi nera poichè formata da granelli con elevata concentrazione di ferro. Qui sfocia il fosso Cupino – detto anche Fiume Statua – che serpeggia libero fino al mare tra due fasce verdeggianti di canneto.
Nel novembre del 2004 il Comune di Ladispoli ha deciso di stanziare fondi per il restauro del sito archeologico